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Cogliere il tempo della vita non è prendere la vita in tempo – di Fabio Squeo

Capita spesso
di rovistare nei ripostigli del passato.
E non sempre quel luogo
si rende accomodante.
Ci sono cose,
oggetti lontani da noi
che è bene
che stiano lontani.
Ci sono amori,
ritrovati come fossili
a cielo aperto.
Ci sono parenti,
che ci lasciano
pur non volendoci lasciare.
Esistono vecchie fotografie,
che suffragano
la presenza di una vita sacrificante.

Eppure abitiamo quel luogo
così lontano… così nefasto per certi versi
così malinconico per altri.
Ma non c’è gioia che tenga
nel far rivivere
colui che non c’è più.
Noi siamo stati ciò che siamo stati,
ciò che abbiamo prodotto
senza mai averne avuto l’esclusività.
Il passato è la pasqua dei solitari,
la casa di cura
degli anziani.
Il passato è il termometro delle nostre aspirazioni,
il passato ci mette davanti alla sorgente che fu
quella che poteva essere e non è stata.
Il passato è nella storia
dei vinti e dei vincitori
dei mortali e degli immortali.
Il passato non può essere modificato se non nel presente
prima che diventi passato che passa
e se non passa non ha nulla a che vedere col tempo.

La verità del passato,

non è solo di proprietà del presente
entrambi sono figli del tempo.
del tempo meteorologico,
del tempo della ciclicità
del tempo dell’evoluzione.
Il tempo è lo strumento misuratore dell’uomo.
Kant sosteneva che il tempo anticipa l’uomo
E se lo anticipa, l’uomo arriva sempre dopo.
L’uomo essendone il dopo del tempo,
essendone il suo prolungamento
egli non solo è nel tempo ma è il tempo.
L’uomo è la personificazione vivente della
temporalità.
Il tempo è il suo linguaggio
il tempo è la sua scadenza.

F. Squeo, L’acqua bruciata, Montedit, 2018, p. 25